"Un ringraziamento di vero cuore alla dott.ssa Di Petta per il suo eccellente lavoro e la disponibilità affinchè questo articolo potesse essere a tutti divulgato"
di Gloria Di Petta - Medico Veterinario
E’ da un po’ di tempo che medito di scrivere un articolo sull’alimentazione del cane visto che sempre più spesso mi capita di parlare con persone che non hanno la benché minima idea su cosa stanno acquistando per il loro animale. Esiste infatti la cattiva e radicata abitudine di lasciarsi influenzare, nella scelta del mangime, dalla pubblicità del prodotto “del momento” o dal consiglio di qualche amico allevatore. Il medico veterinario, troppo spesso, non viene considerato oppure viene preso in considerazione come ultima risorsa, quando oramai il danno è stato fatto e quando sono già stati commessi errori alimentari più o meno evidenti! Non so darmi una spiegazione del perché si è radicata la convinzione per la quale se quel dato mangime va bene per il cane del mio amico allora dovrà necessariamente andar bene anche per il mio! Non c’è niente di più sbagliato! Ogni cane ha un metabolismo specifico ed ogni miscela di mangime, variabile di marca in marca ed addirittura di miscela in miscela per prodotti della solita marca, viene digerita dal cane in maniera univoca e, come se non bastasse, tale meccanismo viene influenzato vari fattori tra cui l’età del soggetto, il suo metabolismo, il tipo di lavoro svolto, l’attitudine (cane da lavoro o da compagnia), la temperatura ambientale e, perché no, anche dalle specifiche caratteristiche di razza: mi riferisco soprattutto all’efficienza digestiva dei carboidrati che nel Siberian Husky non è proprio esemplare a differenza di quella dei lipidi che invece è ottimale! Non dimentichiamo infine l’importanza della conformazione della bocca che, garantendo una masticazione più o meno accurata a seconda che si tratti di un cane brachicefalo, normocefalo o dolicocefalo, permette la frammentazione del cibo in parti più o meno piccole le quali, a loro volta, subiranno l’azione degli enzimi contenuti della saliva dando così inizio al complesso processo digestivo già all’interno della cavità orale.
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-SimoneG&GDeBeauvoire- |
Al di là delle differenze razziali è bene precisare che, più in generale, il cane discende direttamente dal lupo e, come tale, nel corso del processo di addomesticamento non ha cambiato in maniera significativa le sue abitudini alimentari rimanendo pressoché vicino al suo antenato selvatico; il cane, proprio come il lupo, si è evoluto come carnivoro con caratteri anatomici distintivi che ne sottolineano l’adattamento ad una dieta a base di carne. Comprendere le differenze anatomiche tra carnivoro, onnivoro ed erbivoro può esserci d’aiuto per capire il motivo per cui il cane è stato classificato come tale e soprattutto per definire quale sia il tipo di alimentazione più adatta alla sua anatomia.
Per capire i fabbisogni nutrizionali del cane è necessario soffermarci sulle differenze tra erbivori, onnivori e carnivori; mediante l’analisi delle caratteristiche anatomiche, associate con ciascun tipo di dieta, siamo quindi in grado di classificare un animale come:
•CARNIVORO: mangiatore di carne
•ERBIVORO: mangiatore di vegetali
•ONNIVORO: mangiatore sia di animali che di vegetali
Questa classificazione aiuta a comprendere per quali alimenti un animale abbia adattato il proprio apparato digerente:
ERBIVORI (bovini, ovini): si nutrono di vegetali e non di carne. Le loro caratteristiche anatomiche sono indirizzate all’elaborazione dei carboidrati e di altri nutrienti contenuti nei vegetali ed alcuni adattamenti anatomici, comuni tra gli erbivori, confermano il loro adattamento ad una dieta a base di piante.
1. TRATTI DIGERENTI LUNGHI fino a 10 volte la lunghezza del corpo, sono necessari a causa della relativa difficoltà con cui gli alimenti vegetali vengono scomposti. Gli erbivori possiedono visceri significativamente più lunghi e di struttura più elaborata rispetto a quella dei carnivori per poter aggredire la parte più legnosa della pianta (costituita da cellulosa).
2. MOLARI SQUADRATI E PIATTI rappresentano una superficie ideale per pressare e triturare le piante e le sue parti più legnose (non la carne). Una mandibola con una pronunciata capacità di movimento laterale facilità la masticazione dei vegetali.
3. ENZIMI DIGESTIVI DEI CARBOIDRATI NELLA SALIVA. L’amilasi è un enzima digestivo contenuto nella saliva che favorisce la digestione dei carboidrati. Gli erbivori masticano in modo metodico il loro cibo per lungo tempo per garantirne un’adeguata miscelazione con l’amilasi della saliva.
ONNIVORI (suino, uomo, orso): (dal latino Omne = tutto e Vorare = divorare) si sono evoluti per un’alimentazione composta sia da vegetali che da animali. In quanto generici, gli onnivori non presentano alcun adattamento specifico nella direzione dell’alimentazione a base di sola carne o di solo piante. Le caratteristiche anatomiche comuni tra gli onnivori sono:
1. TRATTI DIGERENTI DI MEDIA LUNGHEZZA che conferiscono la capacità di digerire sia i vegetali che le proteine animali.
2. MOLARI PIATTI E CANINI APPUNTITI adatti sia a triturare i vegetali che dilaniare la carne.
3. LA SALIVA CONTIENE L’ENZIMA DIGESTIVO DEI CARBOIDRATI, L’AMILASI, che è il principale responsabile della digestione degli amidi.
CARNIVORI (lupo, cane e gatto): letteralmente significa “mangiatore di carne” ed identifica quegli animali la cui dieta è composta principalmente da carne come ad esempio il cane. Le caratteristiche anatomiche comuni tra i carnivori sono:
1. TRATTI DIGERENTI BREVI, SEMPLICI ED ACIDI. Proteine e grassi di origine animale vengono digeriti velocemente e facilmente dai brevi apparati digerenti di cani e gatti. E’ eccezionale anche la capacità di secernere acido cloridrico. Allo scopo di facilitare la riduzione delle proteine a peptidi e la morte dei batteri che contaminano le carni in decomposizione, cani e gatti sono in grado di mantenere il proprio pH gastrico fortemente acido, sui valori intorno a 1-2 (quello umano si assesta su valori tra 4 e 5)!
2. DENTI APPUNTITI (creati per lacerare la carne e non per triturare i vegetali). I carnivori presentano denti allungati per uccidere le prede e strapparne le carni. I loro molari sono triangolari con margini seghettati e funzionano come le lame di una forbice, conferendo all’animale la capacità di tagliare di netto brandelli di carne.
3. LE MASCELLE SI MUOVONO IN VERTICALE. A differenza di erbivori ed onnivori che triturano il cibo masticandolo da parte a parte, le mascelle del cane lavorano in verticale per conferire un forte movimento di taglio sui molari, e per consentire all’animale di ingerire grossi bocconi di carne.
4.SALIVA SENZA AMILASI. L’amilasi nella saliva è una caratteristica proprio di onnivori ed erbivori ma non dei carnivori. I carnivori non masticano il cibo. A differenza degli enzimi digestivi per i carboidrati, gli enzimi digestivi delle proteine non possono essere rilasciati a livello boccale in quanto potrebbero danneggiare il cavo orale (autodigestione). Quindi i carnivori non mescolano, mediate la masticazione, il cibo con la saliva ma strappano grossi bocconi di carne e li ingoiano interi. Dal momento che l’amilasi non è presente nella saliva, il compito di produrre quest’enzima necessario per la digestione di carboidrati complessi è interamente a carico del pancras. Alimentare i cani pensando che essi siano degli onnivori porta il pancreas a lavorare più intensamente allo scopo di digerire alimenti pieni di carboidrati (invece di produrre i normali quantitativi di enzimi necessari per la digestione di proteine e grassi).
Alla luce di quanto detto risulta chiaro come il cane sia un carnivoro, le cui caratteristiche anatomiche lo rendono adatto molto più alla digestione di proteine e grassi rispetto ai carboidrati di origine vegetale. La fisiologia digestiva del cane non differisce da quello del suo antenato e presenta gli stessi fabbisogni nutrizionali del suo cugino selvatico, il lupo, la cui dieta si basa quasi esclusivamente su proteine e grassi. I cani di oggi, di qualsiasi razza, non solo sarebbero in grado di alimentarsi come i loro antenati selvatici ma in realtà ne avrebbero bisogno per raggiungere condizioni di salute ottimali. Questo è motivabile dal fatto che la fisiologia digestiva è in realtà cambiata molto poco a seguito del processo di addomesticazione – nonostante le evidenti differenze d’aspetto esteriore.