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AL MALAMUTE DAY O ALLA MALORA!

di Rossana Giada Giordano

Che sciocca sono stata: un paio di anni fa mi meravigliavo di come i malamuttari affrontassero temporali estivi e strade impervie pur di non perdersi un raduno in mezzo ai boschi, quando la realtà è che questa gente è capace di ben altro! Giovedì 26 gennaio in tutto il giumello c’erano si e no 300 mq di neve, e per quanto le previsioni metereologiche parlassero di imbiancate imminenti, il sole splendeva nel cielo terso senza far sperare nulla di buono. Niente neve? Bazzecole: il consiglio del Seram, armato di vanga e pick up, ha raccolto tutta quella che poteva trovare, anche a costo di raschiarla dai tetti, e l’ha usata per creare due piste per le slitte. A quel punto Zeus, che sostengo da tempo essere in accordi con Giulio Cogo, non poteva che far nevicare. E così venerdi notte ha cominciato a fioccare...solo che non ha più smesso! Non è un problema: domenica mattina i malamuttari, questa volta armati di gatti e racchette, hanno battuto piste e ring affinché il mal day potesse proseguire. Mai arrendersi, come nel traino pesante: è una cosa da Malamute. Ed ecco che mi trovo a ripetere come ogni anno le stesse cose, e ora comincio ad esserne stufa. Stufa di trovare in quei giorni, là sul gelido Giumello, un calore che qua non c’è; stufa di imparare ogni volta qualcosa di nuovo, da un vecchio malamute di nome Ripley, per esempio, che ha ancora voglia di mettersi in discussione insieme a me; stufa di scoprirmi rapita da un cucciolo Del Biagio, che in quello sguardo tenero e in quelle grosse zampe racchiude tutta la ricchezza di anni di storia e di selezione; stufa di sentire la mancanza di questi cani e di questa gente per il resto dell’anno. È la quinta volta che seguo questo evento, non l’ho visto nascere ma l’ho visto crescere, così come cresceva la mia formazione cinofila, e anche grazie al Seram e ai suoi cani ho avuto voglia di approfondire e rivedere ciò che avevo appreso, per arrivare all’edizione sucessiva un pò più preparata. Anno dopo anno questo evento da piccolo che era è diventato grande, e i partecipanti sono aumentati a dismisura, eppure Sara continua a conoscere praticamente tutti e a chiamarli per nome, anzi, per cognome, come fa lei, e ad intimare: “vi tengo d’occhio, e mi raccomando, ringraziate i cani quando scendete dalla slitta.”. 

Le attività offerte si sono arricchite col passare del tempo: Fabio, Andrea e Giulio guidano le uscite di dog trekking; Marco, Perry e Francesco gestiscono lo sleddog di esperti e principianti; Luca ha inaugurato il ring con la toilettatura e l’handlering; il seminario serale, quest’anno condotto da Judith Gogibus, approfondisce la conoscenza del nostro malamute. Si è arricchito anche il banchetto del Seram, dove Mara , Ubaldo e Gabriella distribuiscono indumenti per cani e persone, e ormai quasi tutti girano con il marchio seram addosso, simbolo che, un pò come una divisa, almeno durante il Mday ci rende tutti parte della stessa famiglia. Quest’anno mi sono persa la riffa e la cena sociale, ma immagino che, come tutte le volte, Giuseppe sia rimasto senza voce, perché dopo aver corso nella neve insieme ai suoi cani per gran parte della giornata, la sera tiene alto il morale del pubblico, e gira tra i tavoli salutando con calore i vecchi amici e presentandosi ai nuovi arrivati: è fatto così, da sempre tutto quello che ha. Anche io, nel corso delle varie edizioni, ho cercato di dare il mio contributo, a volte sono stata d’aiuto e a volte meno, ma comunque sempre sono stata ricompensata da quella complice collaborazione che si instaura in montagna, quella di cui Perry parla quando racconta delle gare di slitta su lunga distanza. E così anche quest’anno sono stata tra i malamutes. Non potrei farne a meno, perché non importa cosa fai, non importa neppure se hai o meno un malamute: L’Alaskan Malamute Sleddog Day dà dipendenza, e io faccio parte di quel gruppo di irriducibili assuefatti che quando tornano a casa si portano via un’esperienza indimenticabile e un sorriso ebete dipinto sul viso. Siamo quelli che pensano esattamente ciò che ha detto mia figlia Ariel al momento della partenza: “Quando torniamo qui?”

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2 commenti:

mcris ha detto...

l'anno prossimo voglio esserci anch'io!!!!

Antonio Battuello ha detto...

non te ne pentirai!!

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