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Malattie da zecche.

Non amo le zecche, un vero “naturalista” dovrebbe considerare tutte le creature alla stessa stregua, sullo stesso piano ed apprezzarne l’utilità. Vabbè io non amo le zecche e ora vi spiego il perché.
Le zecche sono acari succhiatori di sangue, sono animaletti molto resistenti e possono vivere e sopravvivere in condizioni ambientali anche molto difficili. Hanno cicli riproduttivi molto variabili sia per numero di passaggi su ospite che per lunghezza del ciclo (da un mese a tre anni). In alcune regioni d’Italia il ciclo è praticamente continuo senza interruzioni invernali sebbene sia presente una alternanza di periodi di grande attività e di relativa quiete. In genere i periodi di maggior presenza sono il primaverile (Aprile-Maggio) e l’autunnale (Settembre-Ottobre).
Le zecche preferiscono le aree boscose o quanto meno erbose, zone nelle quali possano trovare dei microclimi caldo umidi senza troppo sole diretto; questo non impedisce loro di sopravvivere anche in zone meno idonee.

Ciclo biologico
La zecca esce dall’uovo deposto in forma di larva che si riconosce per le dimensioni molto ridotte e per avere solo 6 zampe. In questa forma può vivere fino ad un anno ma per mutare deve fare un pasto di sangue che in genere dura 5 gg sul primo ospite che passa (cane, cinghiale, topolino, capriolo etc).  A questo punto la larva scende a terra dove può rimanervi da pochi giorni ad un anno, muta diventando una ninfa (piccola zecca già con 8 zampe) ed attende il passaggio di un altro ospite. Il ciclo appena descritto si ripete e la ninfa ricaduta a terra può trasformarsi in zecca adulta che a sua volta riattende un passaggio per ripetere un ultimo pasto di sangue, accoppiarsi e riscendere e, nel caso si tratti di una femmina, deporre le uova. L’esistenza di larve, ninfe e adulti giustifica l’esistenza di zecche di molti tipi e dimensioni diverse.
Il ciclo della zecca appena descritto insieme al fatto che non sono parassiti specie specifici (cioè che si fanno andare un po’ bene tutto basta che respirino) è un punto nodale che spiega la pericolosità di questi animaletti e la loro efficacia come trasmettitori di malattie infettive. Una stessa zecca prima di morire può aver fatto un pasto di sangue su tre ospiti diversi appartenenti a tre specie differenti, veicolando, movimentando in questo modo molte patologie presenti in un territorio.
Quali malattie?
La zecca alimentandosi di sangue risulta  un “ottimo” vettore di alcune malattie anche molto gravi che possono colpire il nostro cane ma anche l’uomo. Oltre a queste esistono anche delle patologie non legate a virus o batteri trasmessi dalla zecca ma ad una azione tossica diretta della “saliva” di questo animaletto
  • Paralisi da morso di zecca: E’ una paralisi progressiva, migrante-ascendente  flaccida dovuta ad un abnorme reazione dell’organismo del cane alla “saliva” anestetica dell’acaro. La paralisi aumenta nel corso dei giorni la propria gravità. Dapprima coinvolgendo la muscolatura nella zona di morsicatura poi salendo verso la testa. Si notano debolezza, sonnolenza e febbre, la paralisi dei muscoli respiratori può portare a morte l’animale. La sintomatologia scompare con la rimozione della zecca ed è quasi immediato.
  • Malattia di Lyme: E’ un’antropozoonosi causata da spirochete (tipo batteri) presente in Europa e Nord America Asia ed Africa. Dal punto di vista clinico la malattia di Lyme si presenta suddivisa in tre fasi. La fase precoce localizzata, nei primi 30 giorni dalla puntura ed è caratterizzata dalla comparsa dell’Eritema Migrante (EM) nella sede cutanea colpita dalla zecca; è una arrossamento che si espande lentamente fino a formare un’ampia area tondeggiante che tende a risolvere al centro lasciando un margine periferico in espansione centrifuga. La fase precoce disseminata, che compare dopo poche settimane e può risultare evidente per mesi dall’infezione, è caratterizzata da dolore agli arti colpendo a volte in modo alternato alcune articolazioni. La fase tardiva, a distanza di mesi o anni dall’infezione, è caratterizzata da alterazioni a carico dell'apparato muscolo-scheletrico (artrite cronica), del sistema nervoso centrale e periferico (meningite, encefalomielite, atassia cerebellare, polineuropatie sensitivo–motorie, disturbi del sonno e comportamentali), della cute (acrodermatite cronica atrofica) e dell'apparato cardiovascolare (miopericardite, cardiomegalia).  Sulla base del sospetto il veterinario ordinerà dei test sierologici e inizierà una terapia antibiotica adeguata che si protrarrà per diverese settimane.
  •          Ehrlichiosi: L’agente eziologico dell’ehrlichiosi è Erhrlichia Canis . Le Ehrlichie appartengono alla famiglia delle Rickettsiacee e, come le Rickettsie, sono parassiti intracellulari obbligati, da tempo conosciuti come agenti patogeni di interesse veterinario. Tale infezione  il periodo di incubazione varia da 7 a 21 giorni. Anche in questo caso esistono varie forme: acuta,subclinica e cronica. La fase acuta  dura circa 3 settimane presenta segni clinici aspecifici febbre, depressione, emorragie aumento di volume dei linfonodi ed anemia (rigenerativa e non). La fase subclinica  è asintomatica; La fase cronica presenta alterazioni della coagulazione petecchie emorragiche cutanee e sangue dal naso, dimagramento, pallore delle mucose, aumento di volume dei linfonodi e debolezza. La diagnosi di si basa di solito sulla evidenziazione dei segni clinici presenti e sull’utilizzo di test diagnostici specifici, possibili da effettuare anche a livello ambulatoriale.
·         Piroplasmosi: Il protozoo responsabile di questa malattia è il piroplasma (Babesia Canis). Il piroplasma si introduce nei globuli rossi del cane dove subisce alcune trasformazioni e viene ingerito dalla zecca durante il pasto di sangue. Nella zecca femmina migra addirittura a livello di uova dalle quali nasceranno migliaia di piccole larve di zecca già infette e pronte a propagare la malattia. L'incubazione, dura da due giorni a due settimane circa. Durante questa fase nessun piroplasma è presente nel sangue. Al termine di questa fase i parassiti raggiungono il sangue e quasi contemporaneamente si manifestano i sintomi. Nella forma acuta della malattia il cane presenta una notevole ipertermia, accompagnata da stanchezza. La febbre dura 10 giorni circa. In Contemporaneamente l’animale va in contra ad una crisi anemica dovuta alla distruzione di globuli rossi durante la riproduzione dei parassiti. In seguito le urine si colorano e diventano color marsala. Lo stato generale del cane si aggrava evolvendo in coma e morte. Esiste una forma cronica, che colpisce generalmente gli adulti e può seguire una fase acuta. La febbre è meno marcata o talvolta assente e lo stato generale è globalmente buono. L'anemia è sempre presente e ben marcata. L'evoluzione di questa forma di piroplasmosi è lenta ed esistono possibilità di complicazioni. Fortunatamente se riconosciuta possono essere messe in atto cure specifiche per la piroplasmosi. Talvolta è necessario praticare due iniezioni distanziate di 48 ore, perché sono possibili rischi di ricaduta.
·         Misure di profilassi comportamentale (tratta dalla circolare 17 allegato 82 diffusa dal  ministero della sanità)
Le zone maggiormente a rischio per la possibilità di punture di zecche sono gli ambienti boschivi e ricchi di cespugli, umidi ed ombreggiati, con vegetazione bassa e letti di foglie secche, sono a rischio anche il sottobosco ed i prati incolti, così come le zone di confine tra prato e bosco, soprattutto se con presenza di acqua. Anche i sentieri poco battuti, in cui è maggiore la possibilità di presenza di fauna selvatica, sono da considerare a rischio.
Pur essendo la zecca attiva per la maggior parte dell’anno, il periodo a maggior rischio è quello compreso tra primavera ed autunno.
Nei climi temperati e caldi, in caso di inverni particolarmente miti, l'attività delle zecche può protrarsi anche fino all'autunno inoltrato e talvolta, , per tutto l’anno.
Le probabilità della trasmissione di agenti patogeni per mezzo della puntura di zecche sono direttamente proporzionali alla permanenza di queste sull’ospite (con eccezioni rappresentate dalla Febbre ricorrente da zecche e da TBE), e sono in generale basse se la zecca rimane attaccata all’ospite per meno di 36-48 ore.
E’ consigliabile camminare al centro dei sentieri, evitando per quanto possibile il contatto con la vegetazione.
Le zecche vanno rimosse afferrandole saldamente con una pinzetta il più possibile aderente alla cute, ed effettuando una trazione costante e decisa, ma non brusca, verso l’alto, con una delicata rotazione per evitarne la rottura.
Le mani debbono essere protette da guanti o da un fazzoletto durante l’operazione, per evitare la possibilità di infezione attraverso piccole lesioni della pelle o di autoinoculazione per via congiuntivale o orale. Il rostro, che spesso rimane all’interno della cute, va estratto con un ago sterile.
Dopo l’estrazione della zecca sono indicate la disinfezione della zona (evitando i disinfettanti che colorano la cute) e l’applicazione di antibiotici per uso topico
L’applicazione di calore e di sostanze quali acetone, ammoniaca, cloruro di etile, alcol etilico, etere, cloroformio o vaselina sulla zecca prima della rimozione è sconsigliata, in quanto induce in questa un riflesso di rigurgito, con aumento del rischio di trasmissione di agenti patogeni.
Le cucce debbono essere tenute costantemente sotto controllo, eseguendo periodicamente trattamenti con prodotti insetticidi dell’interno e, se poste all’aperto, del terreno circostante. Sono indicati anche trattamenti antizecche degli animali.

Forse ora le zecche piaceranno meno anche a voi:
Franco Milani


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